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18/07/2014

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Industria e imprenditoria

Ritardi di pagamento

Dare alle PMI gli strumenti per lottare contro i ritardi di pagamento

Ogni giorno in tutta Europa decine di piccole e medie imprese (PMI) falliscono in attesa del pagamento delle loro fatture. Il fallimento non è la conseguenza dei loro debiti, bensì del mancato ricevimento di quanto è loro dovuto. È un paradosso che ormai è diventata la regola per troppe imprese europee. Più della metà delle aziende dichiarano di avere problemi di liquidità a causa dei ritardi di pagamento. Per di più, il problema si sta allargando. Fra il 2011 e il 2012 il numero degli imprenditori che hanno dovuto affrontare questa situazione è cresciuto del 10%.

Combattere questo fenomeno è diventata una delle priorità della Commissione europea. In un periodo in cui in molti paesi UE si registrano tassi di disoccupazione a due cifre, è imperativo affrontare il problema alla radice. È evidente che i ritardi di pagamento non fanno che peggiorare la situazione, visto che causano fallimenti. Nel 2012 i casi di insolvenza hanno fatto perdere 450 000 posti di lavoro nell'UE e generato debiti residui annui pari a 23,6 miliardi di euro.

"Ogni anno migliaia di PMI falliscono in attesa del pagamento delle loro fatture. Siamo impegnati a porre fine al dannoso malcostume dei ritardi di pagamento in Europa, che già da tempo preoccupa il mondo dell'imprenditoria. Gli Stati membri devono recepire quanto prima la direttiva sui ritardi di pagamento nella legislazione nazionale. Così le PMI avranno un sostegno vitale nell'attuale crisi economica, in cui è diventato difficile accedere al credito. È altrettanto fondamentale che le imprese europee, e soprattutto le PMI, conoscano i loro diritti e sappiano come farli valere."

Per sanare questa piaga, la Commissione europea ha proposto una nuova direttiva, adottata nel febbraio del 2011. La nuova direttiva protegge meglio le imprese dai ritardi di pagamento, semplificando e razionalizzando le procedure, ove necessario. Le nuove norme si applicano a tutti i paesi UE dal 16 marzo 2013. In altre parole, anche se un determinato paese non ha recepito la direttiva nella propria legislazione nazionale entro questo termine, le imprese potranno chiederne comunque l'applicazione. Si tratta di uno strumento nuovo e potente con cui gli imprenditori possono chiedere il recupero dei crediti legittimamente dovuti.

La direttiva è vincolante per le amministrazioni pubbliche, che devono pagare le fatture per la fornitura di beni e servizi acquistati entro 30 giorni o, in limitati casi eccezionali, entro 60 giorni. Se le scadenze non sono rispettate, il debitore deve pagare interessi di mora maggiorati almeno dell'8% rispetto al tasso di riferimento della Banca centrale europea. Le amministrazioni pubbliche non sono autorizzate a fissare un tasso di interesse inferiore in caso di ritardo di pagamento e dovranno rimborsare al creditore i costi supplementari sostenuti per recuperare il credito.

In caso di ritardo di pagamento, i creditori sono automaticamente autorizzati ad applicare interessi di mora e ottenere almeno 40 euro come risarcimento forfettario delle spese di recupero. Possono inoltre richiedere un risarcimento di tutti i restanti costi ragionevoli di recupero.

Le aziende private dovrebbero pagare le fatture entro 60 giorni, tranne quando abbiano espressamente concordato scadenze diverse e a condizione che ciò non risulti gravemente iniquo per il creditore. In questo modo dovrebbe crearsi un circolo virtuoso, destinato a favorire lo sviluppo di una cultura del rispetto delle scadenze di pagamento in tutti i settori dell'economia.

Per far conoscere alle imprese questi nuovi diritti, la Commissione europea ha lanciato una campagna di informazione che, iniziata a ottobre 2012, è in corso in tutti i paesi dell'UE e durerà fino a tutto il 2014.

Per saperne di più

Ultimo aggiornamento: 18/07/2014 |  Inizio pagina